venerdì 20 novembre 2009

PERCHE AUDREY NON LO SCRISSE?


Nel libro, sono citate ben sette biografie, dedicate ad Audrey Hepburn: la fame di notizie sul suo conto era ed è grande, l'affetto del pubblico ancora non è venuto meno. Anche gli editori premevano affinché scrivesse della sua vita: si riporta per intero (con traduzione) un'accorata lettera dell'agente letterario Irving Paul Lazar, che nel 1991, colpito da un'intervista concessa a Vogue, la esortava almeno a pubblicare una raccolta commentata di articoli che la riguardassero, magari utilizzando il ricavato delle vendite a beneficio dell'Unicef. Audrey ci pensò, avrebbe desiderato lasciare uno scritto, soprattutto per i figli, ma l'impegno umanitario e la malattia le impedirono di concretizzare le sue intenzioni.
Fino a quel momento, comunque, varie ragioni l'aveva dissuasa dal parlare di sé. In primo luogo, riteneva di avere una vita assolutamente normale (quanto si sbagliava!): si era sempre tenuta lontana dal gossip e non poteva narrare scandali o aneddoti, che avrebbero (a suo dire) catturato l'attenzione dei lettori. Inoltre, parlare di sé l'avrebbe inevitabilmente costretta a coinvolgere delle persone con cui era o era venuta in contatto e che amava (i figli in primo luogo) , con il rischio di ferirle, di esporre la vita privata altrui al pubblico dominio.
Sean, a distanza di anni, racconta di lei, con molto tatto e rispetto, prestando particolare attenzione ai suoi insegnamenti, ai suoi valori, alle sue convinzioni: con molta probabilità ha realizzato il sogno di sua madre. Ed ha modo di sfatare la diceria relativa al suo vero nome: nessuno pseudonimo, anzi il nome completo è Audrey Kathleen Hepburn Ruston. Cambiarlo le avrebbe forse giovato, agli inizi, vista la possibilità di confonderla con la già famosa Katherine Hepburn (anche lo stilista Hubert de Givenchy incappò nell'equivoco: ma s'intesero ugualmente, e la collaborazione si trasformò in una straordinaria amicizia).

Nessun commento:

Posta un commento